Cristina e Sara, le nostre responsabili comunicazione, ci raccontano in una serie di articoli le storie di alcune delle persone in situazione di disagio sociale che fanno parte della cooperativa. Ecco la prima storia, raccontata da Cristina.

Oggi ho passato una mattinata insieme a Rezarta, signora di origine albanese che è entrata in cooperativa tramite un TIS, ovvero un tirocinio di inclusione sociale con l’ATS XIX di Fermo.

Rezarta si occupa della realizzazione delle bomboniere solidali. Mentre parliamo noto la precisione con cui muove il nastro che ha tra le dita e ne tira fuori un fiocco perfetto. Chiacchieriamo un po’ e subito capisco il valore che ha per lei questo lavoro e la passione che ci mette. Mi coinvolge talmente tanto che in poco tempo mi ritrovo a darle una mano tagliando stoffe e nastrini.

Per me questo è un lavoro piacevolissimo.” Mi spiega senza interrompere ciò che sta facendo “Perchè le bomboniere sono dei regali che si fanno agli altri in un momento speciale della vita. A me piace l’idea di farli, l’idea di donare qualcosa. E’ sempre una gioia quando si da o si riceve un regalo.

Le chiedo allora di raccontarmi un po’ della sua vita.

Io sono dell’Albania, ma ho la cittadinanza italiana dal 2016. In Italia mi trovo bene e nel mio Paese ho anche una casa che è della mia famiglia. La teniamo perché ci siamo affezionati, però purtroppo non abitandoci nessuno è in brutte condizioni. Ci hanno rubato tutto e hanno lasciato la casa sottosopra.”

Dopo un attimo di riflessione, Rezarta mi ripete che qui in Italia si è sempre trovata bene. Allora, mentre sistemiamo nello scatolone le prime dieci bomboniere della giornata, le chiedo qual è stato il suo percorso nella cooperativa.

Sono una tirocinante. Sono qui da novembre e di recente ho accettato di rinnovare di altri sei mesi il contratto, perché mi trovo molto bene.” Risponde con una certa fierezza “Grazie a mia sorella, che ha conosciuto la cooperativa, ho fatto un colloquio e sono stata accolta per svolgere il tirocinio.”

Le dico che a novembre in cooperativa si è in piena campagna di Natale, lei ride e mi risponde:

Sì, i primi mesi qui ho fatto solo pacchi di Natale, da quelli con gli alimenti a quelli di cosmetica. Insieme alle altre ragazze ne abbiamo fatti davvero tanti, preparavamo i fiocchi, le scatole, mettevamo dentro i prodotti… intanto facevamo due chiacchiere e ascoltavamo le canzoni di Natale.”

 

Rispondo che so bene che il periodo di Natale è molto impegnativo.

Sì, però anche se mi rimane difficile fare le cose, ci riesco piano piano. E’ importante questo, per me e anche per i miei familiari. Loro anche sono molto contenti del lavoro che faccio, sia per aiutare economicamente, sia perché io sono disabile e vedendo che non sto tutto il giorno a casa ma esco per andare a lavorare li rende felici, perché sanno che stare tanto tempo in casa non mi fa bene. Questo lavoro da gioia a me e a loro.”

Mentre parliamo arriva una collega a portare altre scatoline, nastri e confetti. Nella giornata dovranno essere pronte cinquanta bomboniere solidali per la comunione di un bambino. Chiedo a Rezarta se si trova bene anche con le altre ragazze della cooperativa.

Con le colleghe mi trovo benissimo. Mi dispiacerebbe se la collega con cui faccio le bomboniere se ne dovesse andare. Mi aiuta sempre e insieme chiacchieriamo. Poi lei sa fare tante cose e sa anche organizzare al meglio il lavoro.”

Continuiamo a confezionare le bomboniere dentro le scatole, a chiudere col nastro, mettere i confetti, i fiocchi, i bigliettini e le decorazioni. Noto che ci vuole più tempo di quello che pensavo per fare una sola bomboniera e le dico che lei è molto più veloce di me.

Qui ho imparato molte cose manuali. Non pensavo di avere tutta questa manualità. Io so  ricamare e pitturare, fare dei disegni… ma non sapevo di riuscire a fare anche queste cose. Tempo fa ero in un centro in cui facevamo delle attività come anche delle creazioni con l’argilla e l’insegnate mi diceva sempre che potevo riuscire a fare quello che volevo se ci mettevo la volontà. Così io ci provo sempre a fare le cose.”

Rezarta mi sembra fiduciosa, verso se stessa e verso il futuro, nonostante le sue difficoltà. Le chiedo qual è il suo sogno nel cassetto.

Studiare. Come studente ho avuto poca esperienza perché in quel periodo sono iniziati i miei problemi, essendomi ammalata ho fatto solo due anni di odontoiatria, e prima avevo studiato biochimica e infermieristica. Però non ho potuto portare a termine gli studi. Mi sento come se nella vita non ho fatto abbastanza esperienze rispetto alle altre persone.”

Mi sorride e aggiunge: “E infine vorrei trovare la mia anima gemella. Ma non è facile trovarla.” Scherza  “Ma infondo, mai perdere la speranza”.

Un lavoro che asseconda le difficoltà ed i limiti di ognuno è importante per poter dare un aiuto concreto e garantire la dignità di cui si ha bisognoRezarta è una delle persone che attraverso la cooperativa ha trovato un’occupazione nonostante la sua situazione. Questo è possibile grazie ai tanti sostenitori che credono nella nostra missione e scelgono di aiutarci. Puoi contribuire anche tu a dare speranza e dignità, ci sono tanti modi per sostenerci!

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